*Attenzione, questo pezzo può contenere un
accenno di spoiler di "Città delle Anime Perdute", se non l'avete
ancora letto e non volete rovinarvi la sorpresa, non leggete quanto verrà in
seguito, grazie.*
Difficile tornare agli albori di una storia quando ci si sente traditi e le
ferite sono ancora fresche nell'anima. Eppure Magnus si rese conto che andare
avanti così era come condannarsi a una morte lenta e dolorosa, senza
possibilità di scampo.
E quando, finalmente, si decise ad aprire la porta per uscire da casa
-strano ma vero, camminare lo avrebbe aiutato a formare una specie di discorso
potenzialmente sensato....forse- si trovò faccia a faccia con qualcuno che non
era ancora pronto a vedere.
Occhi azzurri come l'acqua, spiccavano sul sangue che macchiava la pelle
chiara: aveva i capelli neri arruffati, induriti dal fluido, che rendevano il
suo viso sexy e quasi pericoloso.
Ma Alec non era così, e Magnus lo sapeva: il suo sguardo era gentile,
affettuoso e timido. A volte anche determinato, ma mai il suo viso e i suoi
occhi si sarebbero mostrati duri e sadici.
Lo Stregone sobbalzò, afferrando il ragazzo prima che potesse cadere a
terra: aveva numerose ferite sul corpo, la divisa da caccia lacerata in più
punti, le armi insanguinate che gli pendevano dalle tante cinghie.
E poi quelle rune, che già una volta, con il morso del Demone, l'avevano
tradito, sembravano restie a curarlo nuovamente.
Magnus non disse una parola, trascinandolo rapidamente verso il divano, con
calma e pazienza, facendo attenzione al corpo già martoriato del giovane:
eppure, nei suoi occhi, si leggevano la preoccupazione e la paura per la vita
dell'amante. Quando Alec toccò il divano, dalle sue labbra uscì un mugolio di
dolore: nello stesso momento, il Presidente Miao, indignato da chi aveva
disturbato il suo sonno, sparì in cucina.
Alec prese le dita dello Stregone tra le proprie: le scintille blu stavano
già fuoriuscendo dai polpastrelli del giovane dagli occhi dorati.
"Magnus, ascoltami, io...." la voce gli morì in gola, una
scia di sangue si disegnò nell'angolo della bocca, per poi finire a sgocciolare
sul pavimento.
L'uomo scrollò le spalle e prese ad adoperare la magia per cicatrizzare le
ferite del ragazzo: cercava il suo sguardo, per poi abbassare gli occhi a
mandorla, ignorando che il Cacciatore, con le palpebre socchiuse, cercasse le
sue iridi dorate.
Ispezionò il corpo del Nephilim con attenzione, costatando che non sarebbe
morto: lui non gliel'avrebbe permesso e Alec era notevolmente più forte di quel
che appariva.
Insomma, quanti Nephilim erano sopravvissuti al morso di un Demone
Superiore?
Alec non era tipo da soccombere per così poco: eppure, negli occhi dello
Stregone, non poteva fare a meno di formarsi un velo di tristezza e
preoccupazione.
Magnus lasciò correre il suo sguardo sulla pelle bianca, sulle cicatrici e
sulle rune: la divisa lacerata, le mani callose, il petto che, lentamente, si
alzava e si abbassava. Come un flipper impazzito, gli occhi dorati seguivano la
muscolatura dello Shadowhunter.
Ciò che Alec era e che per sempre sarebbe rimasto.
"Magnus...." lo chiamò il giovane, con voce roca. Era
pallido in volto, più magro di prima: le profonde borse sotto gli occhi si
erano fatte più accentuate con la perdita di sangue.
"Perché sei venuto da me?" domandò, il tono freddo e
distaccato, in contrasto con gli occhi da cui traspariva tutt'altro sentimento. "Perché
non sei andato all'Istituto per curarti?"
"Io...volevo vederti." fu schietto, non ci girò attorno.
"Adesso? In punto di morte? Alexander, io...."
"Ascoltami." Alec lo interruppe con tono deciso, quasi
irremovibile. Non c'era spazio per la timidezza o i dubbi: non ora, che aveva
trovato il coraggio di parlare. "So che non vuoi avere più a che fare
con me, so che mi odi per quello...che ho fatto." disse. "Sono
stato egoista e immagino che niente possa tornare come prima. Io...ho
sbagliato, mi sono lasciato ammaliare dalla possibilità di poter stare con te,
a pari passo, senza alcuna immortalità di mezzo...." la voce si
affievolì leggermente, come colta alla sprovvista da tante parole. "Mi
dispiace, è stato stupido da parte mia...."
"Te l'ho già detto, oramai è fatta." parole dure, che
celavano una nota di dolore.
Alec si alzò sui gomiti, osservandolo per qualche istante: la mandibola si
contrasse, gli occhi si fecero cupi. Annuì impercettibilmente a quelle sillabe,
come se fosse dura, per lui, credere Magnus le avesse pronunciate.
"Forse è meglio che vada...." si alzò, barcollando, osservando lo
Stregone immobile con gli occhi fissi sulle chiazze di sangue rimaste sul
divano. Fece qualche passo, strisciando i piedi, poi si accasciò a terra,
riverso su un lato.
Magnus corse da lui, facendolo voltare nella sua direzione: enormi lacrime
scivolavano sulle guance di Alec e si mischiavano al sangue delle ferite non
ancora rimarginate. L'intruglio rosato gocciolò sul pavimento sporco,
evaporando dopo pochi istanti.
"Non posso perderti, non voglio." singhiozzò Alec, cercando gli
occhi dorati dell'amato. "Io non so cosa dire, cosa fare per farmi
perdonare....Non ho scusanti, probabilmente non potrò mai rimediare a questo
danno ma...." sembrava un bambino, con i capelli scuri che gli andavano
sul volto e le lacrime che restavano intrappolate tra le ciglia. "Magnus,
ti amo. Te lo giuro: non volevo rovinarti la vita.... Volevo solo vivere con
te, camminare con te...."
Fu a quel punto che lo Stregone decise di soffocare le parole del ragazzo
con un bacio: le labbra del Nephilim sapevano di sangue e sale, mentre
quelle del compagno avevano un retrogusto di menta e lacrime.
Le lingue si cercavano a vicenda, i denti cozzavano, il respiro di entrambi
si fece più corto e affannoso: ben presto Magnus e Alec colmarono le distanze,
cercandosi con le dita, con i baci, i sospiri che echeggiavano nella stanza vuota
e buia.
Bruciava tutto, lì dentro: i vestiti volarono via, come dati in pasto alle
fiamme, la pelle sudata infiammò anche il terreno e l'aria, lasciando credere
ai due che l'Inferno fosse sceso lì, tra loro.
Gli sguardi s'incrociavano, le dita s'intrecciavano nei capelli e
percorrevano le cicatrici: la freddezza si sciolse nell'amore mai spento che
percorreva, come un filo di lava, i due ragazzi aggrovigliati sul pavimento.
Si colmarono a vicenda, risanando l'uno le ferite dell'altro: ritrovarono il
sorriso e il piacere, il calore che il dolore e la mancata fiducia avevano
strappato loro dall'anima.
Le parole, come le vesti, parevano solo un impiccio: in quel momento i
tocchi, i sospiri, i baci dicevano più delle sillabe stesse.
E quando, finalmente, stanchi e sudati, ripresero fiato, fu Magnus a
prendere parola per primo: guardò negli occhi il Nephilim, baciando una
cicatrice sulla clavicola e un marchio, gli occhi che lampeggiavano di malizia
e dolcezza.
"Ti amo anch'io." parole che non si possono pronunciare con
leggerezza e con chiunque. "Alexander, ascolta..."
Il Cacciatore pose un dito, impacciato, sulle labbra dell'amante: sorrise
debolmente, gli occhi azzurri che cercavano quelli dello Stregone.
"Per ora non pensiamoci...."
E lo attirò a se per baciarlo ancora....
Non so se è venuta bene, ma io lo spero di cuore ^^ Questo pezzo lo dedico alle fan della coppia e al mio adorato fratellino <3
Nessun commento:
Posta un commento