giovedì 15 agosto 2013

La decisione dell'Arciere

"Era scesa l'oscurità nel Forte: nell'aria c'era odore di morte, di fuoco e fumo. Ogni cosa ricordava la battaglia durata tutta la notte, che aveva portato con sé vite innocenti di guerrieri coraggiosi e persone che abitavano all'interno di quelle mura, all'apparenza, inespugnabili.
E, come se non bastasse, avevano portato via una persona a noi cara: la bambina dai capelli rossi, innocente come l'acqua, fragile come un cristallo.
L'avevano strappata dalle braccia della madre e dei compagni, di chi avrebbe dovuto proteggerla: non posso fare a meno di chiedermi se sarebbe cambiato qualcosa con la nostra presenza.
Se, usando i nostri poterti, avremmo potuto salvarli, aiutarli, scacciando chi aveva allungato i suoi artigli su di noi.
Guardavo il mio riflesso distorto nel secchio d'acqua: mi sciacquai il viso con il liquido gelido, ma sentii comunque le lacrime minacciare di farsi avanti. Volevo arrabbiarmi, ma non potevo: forse poteva essere un vantaggio, ragionando a mente fredda su come colpire e agire.
Su come torturare i nostri aggressori una volta trovati.
La mia mente passò a rassegna quelle che conosceva: staccargli le unghie, legarli nudi in mezzo alla neve ricoperti di ferite per attirare gli animali, tagliare loro i genitali e farglieli ingoiare.... Sadici modi di vendicare chi non potevo più salutare o vedere.
Non volevo piangere, ma sentivo che una parte di me voleva farlo: desideravo seppellire il mio viso sul petto di Ian ed esplodere in lacrime.
Ma a cosa sarebbe servito?
Mi asciugai il viso, guardando in direzione della ragazza chiamata "Strega": io e i miei compagni attendevamo solo lei per partire, e ogni secondo era fondamentale per non perdere le tracce.
Ma per seguirle serviva qualcuno che sapesse cosa fare e come agire.
E quella non ero io: io ero emotiva, impulsiva. Seguivo il cuore e l'istinto, non analizzavo la situazione a mente fredda: conoscevo, però, chi poteva farlo.
Ma sarebbe stato un grosso sacrificio per me e avrei infranto una promessa importante: l'avevo giurato sul laccio che portavo al collo, a me stessa, al tatuaggio che ora decorava il mio polso.
L'avevo giurato al guerriero mezzodemone.
Eppure lei mi serviva.
Combattuta, afferrai la punta spezzata di una lama che giaceva a terra, annerita dal fuoco che aveva divorato tutto, vite e la stessa notte: guardai il riflesso dei miei occhi sulla lama, e uno sguardo vuoto rispose. Uno sguardo pieno di paura, di tristezza, ma determinato a uccidere, assetato di sangue come dello stesso ossigeno: doveva solo trovare qualcuno che lo frenasse, dandogli briglia sciolta solo al momento giusto.
Zac.
La prima ciocca scivolò a terra, sulla neve: lunga e morbida, con riflessi ramati, ricordava un ramo contenente braci accese.
Zac.
La seconda la seguì, sfiorando la guancia non appena la lasciai andare: sentivo freddo sul collo, i sensi di colpa dilagare sino alle punte delle dita.
Non volevo farlo, ma....
Sapevo che senza di lei non me la sarei cavata: un'ultima volta, come una droga, avrei assaporato la sensazione di essere Cinder, la ladra, l'assassina fredda e calcolatrice.
Zac, zac, zac, zac.
Ora ai miei piedi c'erano una marea di rami scuri con vene di braci: morbidi, caldi, ora erano a terra, tra la neve smossa e i cocci anneriti dal fuoco.
Guardai il riflesso sulla lama: due occhi, uno grigio come la cenere, e l'altro di un verde misto al marrone, spiccavano sulla pelle bianca e risposero alla mia occhiata. Occhi freddi, determinati, assetati di sangue ma calcolatori e attenti: iridi che conoscevo da tempo, le stesse che avevo da bambina, prima di conoscere l'amore.
Ora, lo stesso amore mi aveva spinto a tornare indietro: l'affetto per le persone che mi avevano accolto nonostante la mia diversità, le stesse che mi avevano protetto e consolato, che mi avevano aiutato a superare i miei dubbi.
Che mi avevano aiutato ad accettarmi per ciò che ero.
Legai le ciocche corte, montando su Sean: i miei compagni mi avvisarono che anche la Maga era pronta.
Quando li raggiunsi, con il cappuccio alzato, nessuno mi chiese perché i miei capelli erano stati tagliati o perché quegli occhi fossero striati di grigio: avevano anche loro pensieri e tormenti, legati a eventi che ci avevano portato ad abbandonare casa per cercare quella bambina.
Mi voltai ancora una volta verso il Forte, osservandolo e pregando Lilith di proteggerli sino al nostro ritorno: la supplicai di difenderli, di fare in modo che trovassero la forza di superare quel momento difficile.
Poi mi voltai, cavalcando verso sud.
In lontananza, una lama brillava nella neve smossa: il vento accarezzò i capelli scuri di una donna che aveva appena infranto una promessa."


 Tutto basato su ciò che accade qui *click* (per intenderci, alla fine del Secondo Capitolo "The wolf's brand"): spiego subito che si taglia i capelli perché, da bambina, era costretta a farlo a causa del ladrocinio, quindi per lei ciò è simbolo di apparteneza al passato.
Spero di cuore che vi piaccia, nonostante non sia la perfezione fatta e finita =)
Ma si sa: quando si segue l'istinto nulla è garantito.
In ogni caso, spero di essere riuscita a rendere l'idea.
Notte a tutti!

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